Con il Decreto Aiuti Quarter, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 18 novembre scorso, viene esteso il tetto dell’esenzione fiscale per i fringe benefit aziendali del welfare aziendale. L’incremento è consistente, si passa infatti dai precedenti 600 euro agli attuali 3000.
Occorre innanzitutto ricordare che il cosiddetto bonus 3000 euro è facoltativo, dipende infatti dalle decisioni della singola impresa in relazione alle proprie scelte di welfare aziendale.
Ciò che è certo riguarda il fatto che il provvedimento offre notevoli vantaggi sia ai dipendenti che lo ricevono che alle aziende che scelgono di applicarlo.
I benefici per i dipendenti attraverso il bonus
La scelta da parte dell’azienda dei fringe benefit 2022, la cui scadenza è fissata al 12 gennaio 2023, comporta diversi vantaggi per i dipendenti. Innanzitutto perché il bonus 3000 permette di accedere a prodotti e servizi previsti dal paniere individuato dall’azienda, in particolare in settori legati all’etica e alla sostenibilità ambientale.
Nei casi in cui i contributi welfare siano previsti dal CCNL della singola categoria di appartenenza, i benefit aziendali non concorrono alla formazione del reddito imponibile del dipendente ai fini fiscali e previdenziali.
Vantaggiosa anche l’ipotesi in cui l’impresa offra ai propri dipendenti la possibilità di convertire il proprio premio di risultato in misure di welfare aziendale. In questo caso i beni e servizi oggetto della conversione non rientrano nel reddito imponibile del lavoratore, risultano pertanto esenti dalla tassazione IRPEF e dal versamento dei contributi INPS.
I vantaggi fiscali delle imprese che optano per il welfare aziendale
Un primo concreto e innegabile vantaggio per l’azienda che decide di sfruttare il Decreto Aiuti riguarda la componente fiscale.
Ciò significa:
- Abbassamento dei costi legati al personale: si calcola che un’impresa possa risparmiare fino al 40% relativamente agli importi lordi erogati ai propri dipendenti.
- Abbassamento del cuneo fiscale: anche il cuneo fiscale viene ridotto con riferimento all’erogazione di una somma in denaro di valore uguale a quello dei servizi di welfare aziendale concessi.
- Deducibilità delle spese attinenti all’erogazione dei fringe benefit: in questo caso esistono delle percentuali variabili in relazione alle condizioni di applicabilità delle misure di welfare.
Anche per le aziende, così come per i dipendenti, i Contratti Collettivi Nazionali di alcune categorie prevedono che le somme spese dalle aziende per i contributi welfare dei lavoratori siano interamente deducibili dalle tasse.
Un’azienda, inoltre, può ottenere vantaggi in termini fiscali anche quando sceglie di attivare un piano di welfare a favore dei dipendenti, slegato dalla contrattazione collettiva, relativamente al c.d. welfare unilaterale.
Le misure di welfare aziendale che comportano agevolazioni fiscali per le imprese
Come scegliere, concretamente, le misure di welfare aziendale da parte di un’impresa? Occorre fare riferimento alla normativa in vigore, ovvero al TUIR, Testo Unico sulle Imposte sui Redditi, in particolare, gli articoli 51 e 100.
Nel secondo comma 2 dell’articolo 51 del TUIR vengono specificate le linee guida sulle misure che rientrano nel welfare aziendale e consentono, di conseguenza, di accedere alle agevolazioni fiscali.
È possibile scegliere, per esempio, beni e servizi erogati sotto forma di voucher. Tra le diverse opzioni da tenere in considerazione c’è sicuramente Gioosto, uno store online multibrand perfettamente adatto a realizzare in concreto progetti di welfare aziendale attraverso voucher concessi ai dipendenti.
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